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25 Luglio 2023

Come avviare un PAC, la guida completa.

Investimenti Pensione integrativa

Tempo di lettura: 4 minuti

Il PAC (Piano di Accumulo) è un ottimo modo di approcciarsi ai mercati finanziari e permette, grazie alla sua grande versatilità, di soddisfare svariati obiettivi di investimento. Vediamo come funziona. 


Cos’è in parole molto povere

Avviare un Piano di Accumulo significa semplicemente comprare con regolarità quote di un determinato strumento, secondo un programma di acquisto determinato a monte e per un periodo medio-lungo o molto lungo di tempo.

Quindi, in pratica, ho deciso di voler accumulare su di uno “strumento X”? Il piano di accumulo consiste nell’acquistare quote di questo “strumento X” poniamo per 10 anni, versando un totale di 3000 euro all’anno in rate bimestrali da 500 euro ciascuna.
Trascorsi 10 anni, mi troverò in portafoglio 30000 euro investiti sullo “strumento X”, ad un prezzo di acquisto dato dalla media di tutti i prezzi di acquisto delle 60 rate che ho fatto in questo periodo.

Questo è in poche parole il funzionamento di un PAC.


Perché è utile?

Il PAC ha tre grandi punti di forza.

  1. Il primo è che permette quasi a chiunque di investire, cioè anche a chi non ha capitali a disposizione.
    Il PAC infatti può essere avviato anche solo con i risparmi che si riescono ad accantonare dallo stipendio.

    Per cui, ad esempio, Giacomo è giovane e non ha ancora ereditato nulla, ma riesce a mettere da parte qualcosa dal suo stipendio? Oppure, Elisa è una lavoratrice precaria e teme di non riuscire ad avere una pensione decente per la sua vecchiaia? Il PAC è uno strumento utilissimo, perché permette a Giacomo di iniziare a far lavorare il proprio denaro, sfruttando la propria capacità di risparmio; e permette a Elisa di crearsi un “fondo salvagente”, che le consentirà di andare in pensione un po’ più tranquilla.
  2. Il secondo punto di forza è la capacità del PAC di “mediare sul prezzo di acquisto”, cioè di sfruttare a proprio favore i movimenti a ribasso del mercato, grazie ai quali infatti si potrà acquistare lo strumento ad un prezzo più basso. Come ho detto all’inizio, il prezzo finale di acquisto è dato dalla media di tutti gli acquisti fatti nel corso del tempo. Per cui, se in determinati contesti il mercato sarà calato o anche crollato, questa cosa si trasformerà in realtà in un’opportunità per l’investitore, che potrà comprare a minor prezzo.
  3. Il terzo è quello di eliminare completamente la componente emotiva dagli investimenti, cioè la parte più rischiosa.
    Prima di tutto perché, sapendo che ad una determinata data del mese si dovrà comprare sempre la stessa determinata quota, non si dovrà guardare la quotazione dello strumento, ma ci si limiterà ad eseguire il compito (come vedremo, esiste a possibilità di automatizzare addirittura il processo).
    E poi perché in un PAC i cali del mercato diventano appunto occasioni, quindi sapendo che il mio piano dura 10 anni, se dopo 4 anni il mercato crolla, chissenefrega, anzi meglio perché potrò comprare a meno.
    E questa componente psicologica fa tutta la differenza del mondo.

Quando è particolarmente indicato?

Ogni volta che si decide di investire, salvo che non lo si faccia per orizzonti di breve o brevissimo periodo (ma qui in realtà siamo nel trading), è sempre bene scaglionare un po’ gli ingressi, appunto per mediare sul prezzo, come detto sopra.
Ci sono però alcuni casi in cui il PAC è davvero la scelta migliore. Ne elenco anche qui 3.

  1. Pensione integrativa: il PAC è raccomandato a chi voglia investire per garantirsi una pensione complementare a quella pubblica (il caso di Elisa visto sopra). Il lungo o lunghissimo periodo di investimento, infatti, si addice perfettamente a questo tipo di strategia, permettendo un’efficacissima mediazione sul prezzo poiché, nel lungo periodo, il mercato registrerà fisiologicamente diversi cali di valore.
    In questo caso, il PAC dev’essere considerato come alternativa/complemento al Fondo Pensione, anche se le simulazioni fatte hanno dimostrato che, se iniziato in età sufficientemente giovane (prima dei 40 – 45 anni), il Piano di Accumulo realizza prestazioni superiori a quest’ultimo ed è in grado quindi di garantire al termine una pensione più sostanziosa.
  2.  Investimento dei risparmi: se il capitale investibile è rappresentato dalle somme che si mettono da parte mensilmente dallo stipendio, allora il PAC è la strategia giusta, perché permette un loro investimento ragionato e costante, efficientando al massimo l’impiego di questi proventi.
  3. Strumenti molto volatili: il Piano di Accumulo è indicato anche nei casi in cui lo strumento su cui si voglia investire (azione, etf, certificato ecc.), sia molto volatile, cioè il suo prezzo oscilli molto. 
    In questo caso, infatti, investendo tutto il capitale in un’unica soluzione, ma anche spezzando l’investimento in due o tre tranche totali, si rischierebbe di comprare sempre nella parabola ascendente della quotazione o addirittura sui massimi, mentre un PAC, specie se con cadenze di versamento più ravvicinate, fornisce maggiori probabilità di “diluire” il prezzo di acquisto complessivo.

Come avviarlo in 3 semplici steps

  1. La prima cosa da fare per iniziare un Piano di Accumulo è naturalmente quella di scegliere lo strumento su cui accumulare. Lo strumento principe per un PAC è l’ETF, perché costa poco (anche in termini di commissioni di entrata, che molto spesso invece sono presenti nei fondi attivi) e perché replicando passivamente il mercato scelto come riferimento, è molto indicato per investimenti di lungo periodo.
    Alternativi agli ETF sono i Certificati di tipo “Benchmark” o “Tracker”, che appunto replicano un determinato indice settoriale, più o meno allo stesso modo di un ETF.
    Nulla vieta però di fare un PAC su un azione singola, anche se l’importo che si intende investire deve giustificare la creazione di un PAC e bisogna assicurarsi di aver diversificato bene il resto del portafoglio.
  2. Come seconda cosa è necessario fissare l’importo complessivo che si intende accumulare sullo strumento scelto o, in alternativa e in particolar modo se il PAC è fondato sui risparmi, l’importo che si intende investire nel corso dell’anno solare.
  3. Terzo e ultimo passaggio, occorre determinare il numero di rate di versamento, la loro cadenza (intesa come giorno esatto di versamento) e come conseguenza, anche l’ammontare della singola rata.
    Questo è un passaggio fondamentale, perché in questa fase si potrebbe essere tentati di dire “vabbè, poi il numero delle volte che compro e il giorno esatto lo vedo più avanti o lo decido di volta in volta”. 

    Così facendo però, con probabilità ci si troverebbe poi a dire “no adesso non compro la quota perché il prezzo è molto alto, aspetto che scenda” oppure “dovevo comprare ieri perché il prezzo era più basso, oggi è salito”. Tutte cose assolutamente irrilevanti in un PAC che deve durare magari 10 o 20 anni, ma che minano la sicurezza dell’investitore e mettono a rischio la buona riuscita del piano.
    Per cui, lo ripeto, è bene impostare tutto subito e poi attenersi pedestremente al programma.

    Per facilitare al massimo questo passaggio cruciale, Fineco come banca e Directa come broker permettono di automatizzare il processo, pre-impostando cadenza, data di acquisto e ammontare da versare e lasciando poi fare tutto quando alla macchina, che alle scadenze determinate comprerà le quote in automatico. Bisogna solo preoccuparsi di avere la disponibilità liquida sul conto.

    Il numero di rate annue deve variare in funzione delle commissioni di acquisto che mi carica il broker o la banca (più sono alte, meno rate posso fare, perché la salsa alla fine non mi costi come o più del pesce), dell’importo annuo che si intende investire e anche della volatilità dello strumento (più e volatile, meglio è fare parecchie rate ravvicinate nel tempo).

Et voilà, così funziona il Piano di Accumulo. Fatene buon uso e buon PAC a tutti!