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26 Luglio 2023

Perché gli ETF (e i Fondi) tematici sono strumenti da maneggiare con cautela

Investimenti

Tempo di lettura: 4 minuti

ETF e Fondi tematici. Croce e delizia degli investitori, seguono spesso trend e mode del momento e possono quindi regalare grandi soddisfazioni in fasi di mercato toro (cioè rialzista), ma sono poco indicati per le fasi di mercato orso (ribassista). Sono sicuramente strumenti da utilizzare a piccole dosi e solo per porzioni residuali del portafoglio. Vediamone nel dettaglio vantaggi e svantaggi.


Gli ETF tematici appartengono alla categoria degli ETF Smart Beta, ovvero fondi passivi per così dire semi-attivi, perchè non replicano fedelmente un indice, ma investono in modo trasversale, includendo fra i criteri di selezione dei titoli da detenere nel proprio patrimonio  filtri ulteriori e più specifici, fra i quai l’appartenenza di un titolo ad un determinato tema o settore, l’indice di sostenibilità secondo criteri ambientali oppure ancora la bassa volatilità sul mercato.

Questi strumenti possono rappresentare un’arma in più per l’investitore, che ha infatti la possibilità di sagomare e customizzare al meglio il proprio portafoglio, rendendolo il più possibile affine alle proprie esigenze e preferenze, al proprio profilo di tolleranza al rischio e ai propri specifici obiettivi di investimento.

All’interno del vasto mondo degli ETF Smart Beta rientrano poi quelli che consentono di investire in aziende affini ad una particolare tematica (come ad esempio quella dell’intelligenza artificiale o dell’energia da fonti rinnovabili) o che permettono di inseguire un determinato macro-trend (si pensi alle società che operano nel trend dell’invecchiamento della popolazione oppure del cloud computing o dell’agribusiness).

Gli ETF e i fondi tematici sono strumenti che tendono ad attrarre gli investitori, perché sono relativamente facili da capire, soprattutto se si considera il gergo molto più tecnico di altri prodotti finanziari. I temi d’investimento che cavalcano, inoltre, attingono spesso a potenti narrazioni, spesso ben note anche a chi non è esperto di finanza e che, proprio per via delle mode del momento, riescono ad esercitare una forte attrazione sulle emozioni delle persone.

I prodotti tematici, per la loro natura, tendono ad essere strumenti strettamente legati all’attualità e ai trend più in voga del momento. E non è un caso che nel 2020, quando eravamo tutti in lockdown, ETF e Fondi esposti al tema della connettività da remoto e dello “stay at home” (smart working, intrattenimento online, e-commerce ecc.) siano stati tra i migliori in termini di performance. Né che col finire di questo periodo, le loro valutazioni si siano sgonfiate.

Quando insegui un trend, infatti, puoi essere un grande vincitore oppure soccombere pesantemente. Se scegli il giusto tema nel momento più opportuno sarai premiato; se sbagli qualcosa, c’è rischio di farsi anche molto male.

Cosa che ci porta a parlare del principale rischio di questa tipologia di strumenti, ovvero la loro stagionalità. I rendimenti di questi fondi ci ricordano infatti, che un tema può avere successo un anno, ma non anche in quello successivo.

Per evitare di finire in una bolla e farne le spese quando questa prima o poi esploderà, è fondamentale essere in grado di distinguere a monte fra mode del momento e tendenze secolari

Il lancio di fondi e di ETF tematici è di per sé un fenomeno da mercato toro, che tende a muoversi in cicli: le nuove strategie sono spesso introdotte durante periodi di forte rialzo dei mercati, quando gli investitori sono galvanizzati dai loro portafogli, che salgono di valore, e sono quindi molto più propensi a gettarsi testa prima nelle più disparate mode del momento, senza effettuare oculate valutazioni circa le reali prospettive di un determinato settore e dimenticandosi i rischi che tale investimento comporta.

La cosa peggiore è che, dati alla mano, emerge che il picco di lancio di queste strategie si concentra verso la fine di un ciclo rialzista, aumentando ulteriormente il rischio che gli ultimi entrati siano quelli che pagano poi il conto per tutti, quando la festa finisce.

Una recente dimostrazione di ciò arriva dal fatto che già solo nel 2021 (lasciamo perdere il 2022) più di due terzi dei fondi tematici hanno sottoperformato l’indice globale, segnando una brusca inversione di tendenza rispetto alle performance stellari del 2020. 

Se decidiamo di esporci con il nostro denaro ad un determinato tema, dobbiamo quindi prima di tutto riuscire a distinguere se la tematica selezionata sia inquadrabile come moda del momento o come tendenza secolare.

Ricordandoci che solo la seconda casistica è adatta ad investitori di medio – lungo periodo, mentre nel primo caso si rientra a pieno titolo nell’ambito della speculazione e spesso della scommessa.

In secondo luogo, dobbiamo tenere bene a mente che, quando si investe in un prodotto tematico, si stanno essenzialmente facendo tre assunzioni: che il tema scelto crescerà come previsto (da noi o dai giornalisti/analisti/esperti di settore), che le società detenute dal fondo siano in effetti posizionate per trarre profitto dalla crescita di quel tema e che la crescita dei profitti si tradurrà poi in rendimenti azionari interessanti, in termini di plusvalenza o di dividendi. O, in altri termini, che le valutazioni del periodo mostrino che il mercato non abbia ancora inglobato pienamente il potenziale del tema scelto. 

Qui non stiamo più investendo in un indice diversificato, ma solo in una piccolissima fetta di quell’indice, quindi il market timing, con le dovute riserve, assume più rilievo che altrove. Ad esempio, anche se credo fermamente nel settore della connettività da remoto (es. aziende che operano nel settore delle video-call come Zoom o nelle visite mediche online come Teladoc), acquistare l’ETF dedicato in piena pandemia potrebbe non essere stata la scelta migliore!

Purtroppo la probabilità che tutte queste premesse si verificano non sono favorevoli all’investitore.

Vediamo l’immagine sotto.

Questa immagine mostra la performance dei fondi tematici vs il Morningstar Global Index, un indice globale che Morningstar usa come benchmark e che ripercorre abbastanza fedelmente l’indice globale replicato dalla maggioranza degli ETF. In rosso i fondi che sono riusciti a sovraperformare, in blu quelli che non ce l’hanno fatta e in arancio i fondi che sono stati chiusi.

Il grafico parla chiaro e ci mette di fronte ad un ulteriore rischio legato a fondi ed ETF tematici: la loro chiusura. Trattandosi infatti spesso di strumenti da mercato rialzista, quando il mercato cambia verso e comincia a scendere, molti investitori, che prima erano stati tirati dentro attratti dai rendimenti a doppia cifra della fase toro, escono (in perdita) e tornano al caro vecchio mattone o ai buoni postali. Quelli che restano, switchano la modalità da risk-on a risk-off e si spostano in segmenti più sicuri. Il risultato è che gli ETF tematici (specie se inseguivano una moda senza grandi fondamenta) perdono interesse e vengono chiusi perché antieconomici.

Spostandoci da sinistra a destra nel grafico sopra, possiamo vedere due cose: man mano che un fondo invecchia la probabilità che si chiuda aumenta (la barra arancione) e, tra i sopravvissuti, la probabilità che sovraperformi il mercato globale diminuisce (barra blu).

Per concludere, diciamo che questo genere di strumenti non esce proprio in piena forma da questa disamina. 

E’ pur vero, che non sarebbe corretto considerarli il male per antonomasia, perché, se utilizzati con le dovute cautele, possono portare dei vantaggi in termini di diversificazione e dinamismo del portafoglio.

Se si decide di utilizzarli, dovrebbero comunque rappresentare una piccola parte dell’allocazione totale di un investitore a lungo termine (non più di un 5 – 10% dell’intero portafoglio). Se il focus del fondo è posto su di una specifica tendenza, infatti, la porzione del portafoglio interessata risulterà piuttosto concentrata.

Perciò questa strategia potrà avere un ruolo solo complementare e residuale all’interno di un allocazione ampia e diversificata, potendo in alternativa essere usata come sostituto all’investimento su una specifica società. Ad esempio, se sono interessato e credo nel settore della cyber sicurezza, ma so che le aziende leader ad oggi sono tutte molto rischiose, perchè il mercato è ancora in fase di assestamento, potrei decidere di non investire la fetta dedicata a questo tema tutta quanta in Fortinet (uno dei leader del settore) ma di compensare il rischio investendo in un ETF tematico, differenziato al suo interno e quindi meno rischioso.

Credo però, a conti fatti che, per una buona scelta, la domanda principale che dovremmo porci prima dell’acquisto di uno di questi strumenti sia: il fondo tematico che compro oggi esisterà ancora tra 10 anni?