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30 Ottobre 2023

BTP o non BTP, questo è il problema

Investimenti Protezione del risparmio

Tempo di lettura: 4 minuti

Le borse stanno soffrendo lo scenario di forte incertezza a livello globale e sta quindi crescendo di pari passo la voglia di liquidità degli investitori italiani. Il BTP decennale, che rende oggi quasi il 5%, può rappresentare una sorta di calamita dei risparmi. Attenzione però all’effetto paralisi sul portafoglio.


Nell’attuale contesto di incertezza e instabilità, in cui la guerra in Ucraina non accenna a smettere, il conflitto in Israele minaccia di intensificarsi, i tassi di interesse sono ai massimi storici e non sembra verranno ridotti per tutto il 2024, l’inflazione stagna su livelli medio-alti e le borse sono (inevitabilmente) in calo, cresce il desiderio di liquidità degli investitori italiani, che notoriamente non sono proprio dei “cuor-di-leone”.

Crescono fortunatamente anche i rendimenti dei Titoli di Stato, che via via si adeguano ai tassi di interesse e al livello di rischio percepito e che possono quindi soddisfare queste esigenze di protezione del patrimonio. Occhio però a non lasciarsi ingolosire troppo!

In Italia, ad esempio, il rendimento del BTP decennale ha raggiunto punte del 5% e in molti stanno già pensando di buttarsi a pesce e mettere lì tutti i loro risparmi.
Piccolo problema: se i titoli di Stato italiani rendono il 5%, tra i più alti in Europa, addirittura più di quelli greci, un motivo c’è ed è che l’Italia è considerata un Paese parecchio rischioso in cui investire.
I conti pubblici italiani destano infatti molte preoccupazioni, dato il debito pubblico ormai fuori controllo (che peraltro è destinato a crescere ancora con l’ultima legge finanziaria e anche questo non gioca a nostro favore), i 100 miliardi che dobbiamo pagare ogni anno solo di interessi (pari a 3 o 4 finanziarie), le stime di crescita che vengono riviste a ribasso all’incirca ogni mese e le riforme strutturali, che dovrebbero riavvicinare gli investimenti esteri e che invece anche oggi si faranno domani.

A tutto questo si aggiungono un effetto stigma verso l’Italia, che molto semplicemente è vista come un Paese di cui non ci si può fidare, e la spada di Damocle del possibile declassamento di rating da parte di Moody’s, già minacciato di recente, che porterebbe i nostri titoli di Stato addirittura nella categoria dei “Bond spazzatura”.

Tutto questo bel quadretto come si ripercuote su un italiano medio che ha investito acquistando BTP con la pala da neve?
Da un lato, bisogna considerare che il rendimento di un obbligazione dipende in modo molto diretto dal rischio legato all’emittente (se presto i miei soldi a una persona che considero inaffidabile, chiederò maggiori interessi per tutelarmi da una sua insolvenza), per cui il fatto che l’Italia abbia tutti questi problemi aumenta di molto la sua rischiosità e quindi i rendimenti tenderanno a crescere ancora in futuro. Anche il contesto attuale potrebbe portare a nuovi aumenti di rendimento, perché come detto c’è forte instabilità a livello globale. Infine, i tassi di interesse resteranno alti ancora per un po’ e anche questo non è favorevole a un calo dei rendimenti.

Ogni volta che il rendimento di un’obbligazione sale, scende automaticamente il suo valore di mercato, per cui chi la detiene di fatto subisce una perdita (seppur virtuale) del suo investimento.

Chi decide oggi di comprare BTP deve quindi essere consapevole che il suo investimento potrebbe svalutarsi anche molto, come è in effetti già accaduto a chi aveva acquistato questi titoli nei due o tre anni passati e si trova oggi fortemente in perdita. Con probabilità, quindi, l’unica strada percorribile sarebbe poi quella di tenerli fino a scadenza, così da recuperare il capitale impiegato. Vendere prima invece significherebbe consolidare una perdita.
Per cui è importante sapere che l’acquisto di BTP si traduce di fatto in una sorta di paralisi del portafoglio, perché vuol dire immobilizzare il capitale per tempi prolungati, senza poter quindi più disporre di quei soldi, in cambio di rendimenti comunque non stellari.
Un handicap non da poco per chi cercava un “parcheggio temporaneo di liquidità”…

Senza contare che, per chi vive e lavora in Italia, impiegare una grossa fetta di capitale nell’acquisto di titoli di Stato italiani rappresenta un’ulteriore concentrazione di rischio verso lo Stato Italiano.
Considerato il panorama dei rendimenti attuale potrebbe essere meglio guardarsi un po’ intorno ed optare per l’acquisto di titoli di Stato ad esempio tedeschi o francesi, che a fronte di un rischio prossimo allo 0, offrono al contempo rendimenti più che discreti su scadenze di molto inferiori (siamo sul 3,6% a 6 mesi), oltre a un buon grado di diversificazione all’interno del portafoglio.

Occhi aperti in definitiva, perché anche strumenti considerati come molto sicuri dal comune sentire possono in realtà nascondere pericolose insidie e portare a perdite anche ingenti, che poi sono difficili da recuperare, oppure a capitali bloccati quando invece servirebbero per far fronte alle spese.