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Il meccanismo con cui le banche applicano i costi per i servizi di investimento ai propri clienti è molto subdolo e, all’apparenza, potresti pensare che sia tutto gratis. E invece no, è tutto caro e salato e per di più non sai neanche quanto spendi.
Stai investendo i tuoi risparmi in banca o con un promotore finanziario che lavora per una banca? Pensi che non ti costi nulla, perché non hai mai dovuto pagare niente e non ti è mai stata presentata una sola parcella?
Non preoccuparti, non sei il solo ad avere questa convinzione. Purtroppo però la banca e il promotore non stanno lavorando gratis. Anzi.
Banche e promotori si fanno pagare molto profumatamente dai loro clienti, ma con un meccanismo indiretto ed occulto; cioè decurtando i propri onorari dai rendimenti realizzati dal cliente nel corso dell’anno. Mi spiego meglio: i prodotti finanziari (fondi di investimento, polizze ecc.), che ti ha fatto acquistare la banca hanno dei costi di gestione annui (sono molto alti, in media 2 – 2,5%) e questi costi rappresentano i loro guadagni e le tue spese (solo una parte, in realtà).
Per cui, se ad esempio hai investito 10.000 euro su un fondo, che quest’anno ha fatto +3%, ma che ha costi di gestione pari al 2,5%, il tuo personale rendimento scenderà a +0,5%, perché la restante parte dei tuoi guadagni se li è presi la banca a tua insaputa. Ogni anno paghi un 2 o 2,5% di spese e non lo sai, perché non ti vengono fatturate, ma scalate direttamente. Si tratta, per intenderci, di una cifra più che doppia rispetto a una parcella media di un consulente indipendente. Questi costi vengono applicati anche nel caso in cui la performance del fondo in un dato anno sia negativa! Se il fondo in un anno fa -1% e costa il 2,5%, la tua performance sarà pari a -3,5%.
Naturalmente, più le spese di gestione sono alte, più la banca guadagna: primo conflitto di interessi a tuo discapito, perché la banca o il promotore stipendiato dalla banca saranno portati a raccomandare prodotti con spese di gestione elevate, sui quali hanno più margine. Controlla sempre quanto costano i fondi che hai in portafoglio.
La seconda fonte di introito è data dalle commissioni di acquisto e vendita dei prodotti. Ogni volta che compri o vendi, devi pagare una commissione all’intermediario (in questo caso la banca), che fa per te questa operazione. Questa commissione, ben inteso, la pagheresti in ogni caso, anche con il consulente indipendente, perché viene applicata direttamente dall’intermediario che opera. Tolto che le commissioni applicate dalle banche sono di regola molto più alte di quelle applicate da altri intermediari analoghi, il vero problema è che è la banca a decidere la quantità di operazioni che il cliente effettua nel corso dell’anno ed è sempre la stessa banca che guadagna ogni volta che il cliente fa un’operazione. Va da sé che la banca o chi per essa sarà portata a moltiplicare il numero di operazioni eseguite per conto del cliente e così anche i propri guadagni. Secondo conflitto di interesse ai tuoi danni.
La banca guadagna infine con una terza modalità. Grazie ad un meccanismo chiamato “retrocessione”, però, le banche ricevono delle provvigioni per i prodotti non emessi da loro, che piazzano sulla propria clientela. Chi le paga queste provvigioni? Le case che hanno emesso questi prodotti. Per capire meglio, immaginiamo che una casa emittente Alfa crei un determinato prodotto (ad esempio un fondo di investimento Beta) e chieda alle banche di piazzarlo ai propri clienti. Con un accordo fra l’emittente Alfa e la banca, Alfa retrocederà alla banca il 20% del controvalore di investimenti nel fondo Beta, che la banca riuscirà a piazzare presso la propria clientela. Per cui, se la banca riesce a far acquistare Beta ai propri clienti per un totale di 1 milione di euro, incasserà il 20% di questa somma, come compenso.
Questo cosa comporta per il cliente della banca? Essenzialmente due cose.
La prima è che la banca sarà portata a proporre ai propri clienti non i fondi o in generale gli strumenti migliori, più efficienti o più adatti al singolo cliente, bensì quelli sui quali incassa le provvigioni maggiori. Terzo conflitto di interessi ai tuoi danni.
La seconda è che i fondi sui quali le case emittenti pagano le retrocessioni maggiori saranno verosimilmente quelli sui quali gli emittenti stessi hanno i maggiori guadagni. Cioè quelli con le spese di gestione più alte. E chi le paga queste spese di gestione? Tu come Cliente, che ti becchi un investimento scelto non per il tuo bene, ma per i guadagni della banca che te lo propone e che, per di più, ha anche costi annui sopra la media.
Come cliente di una banca, non puoi verificare direttamente le retrocessioni che questa prende per aver fornito i prodotti di terzi. Puoi però controllare direttamente le spese che hai pagato durante l’anno, sia in termini di spese di gestione che di commissioni di acquisto/vendita, oltre che ogni altro costo che hai dovuto sostenere per i tuoi investimenti (es. tenuta conto titoli ecc.). Infatti, le banche, come anche i consulenti indipendenti, sono obbligate a fornire ai clienti un apposito resoconto sui costi e oneri, entro il primo trimestre dell’anno successivo a quello rendicontato. Attenzione però! Sono poche le banche che lo mandano via mail ai clienti (come dovrebbero); molte si limitano a caricarlo sull’area personale del singolo cliente, presente sul proprio sito. E così spesso finisce nell’oblio.
Se sei cliente di una banca e non ti arriva nulla via mail entro aprile, chiedi ed esigi di vedere questo documento. E se è troppo sintetico o non è chiaro, pretendi che ti venga dettagliato o spiegato, è un tuo diritto! La prima regola per essere investitori di successo è limitare al massimo i costi sostenuti.